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 L'INCREDIBILE STORIA DI GIOVANNI RICHETTO MICIELI

 

Renato Micieli, un giovane brasiliano di origini sanmarchesi, intenzionato a conseguire la cittadinanza italiana "iure sanguinis", richiese al Comune di San Marco Argentano il certificato di nascita del suo bisavolo Giovanni Micieli, nato nella nostra città nel lontano 1864, per come risultava dal certificato di morte avvenuto in Brasile nel 1949. L'ufficiale d'anagrafe dopo scrupolose ricerche nei registri d'archivio rispose che nessun individuo con tale nome e cognome era nato a San Marco Argentano.
Sia la richiesta che le ricerche furono ripetute, ma senza alcun risultato.
Il giovane brasiliano decise allora di venire personalmente in Italia per approfondire le ricerche. Vendette la propria automobile e qualche altro bene per pagarsi il viaggio.
Giunto a San Marco mostrò all'ufficiale d'anagrafe il certificato da cui risultava chiaramente che l'antenato si chiamava Giovanni Micieli, che era nato a San Marco Argentano da Francesco Micieli e da Maria Rosaria Bianco e che era morto nel 1949 all'età di ottantacinque anni.
Poiché mi ero occupato di ricerche geneaologiche e conoscevo la lingua portoghese, l'ufficiale d'anagrafe mi chiamò per cercare di aiutare in qualche modo quel giovane che continuava a ripetere di "avere sangue italiano nelle vene".
Tramite l'archivio computerizzato facemmo una ricerca sui nomi Giovanni registrati negli anni prossimi al 1864. Proprio in questo anno era stato registrato con nome Giovanni e cognome Richetto un infante abbandonato alla nascita. L'ufficiale d'anagrafe prese il registro e mostrò al giovane, che non voleva accettare la realtà dell'evidenza, che l'unico Giovanni nato a San Marco Argentano negli anni prossimi al 1864 non aveva cognome Micieli.
Leggemmo l'intero documento con qualche difficoltà, sia per la scrittura sbiadita che per il cattivo stato di conservazione, finchè giunti alla fine della registrazione scorgemmo un appunto che denunziava l'affidamento del neonato a Maria Rosaria Bianco moglie di Francesco Micieli!
La scoperta, pur spiegando l'origine dell'equivoco del cognome, non era sufficiente ad attestare che Giovanni Richetto e Giovanni Micieli fossero la stessa persona. Ad una prima euforica speranza, subentrò nel giovane brasiliano una profonda delusione e l'incredulità che quel documento così evidente non bastasse a dichiarare la veridicità della sua discendenza.
Mi ricordai di aver incontrato, durante le mie ricerche sulle famiglie sammarchesi dell'Ottocento, un atto di morte con il nome di Francesco Micieli, deceduto durante un viaggio in America su un brigantino che trasportava vino. Il giovane brasiliano ci disse che a casa sua si raccontava di questa morte avvenuta durante il viaggio in Brasile della famiglia di Giovanni Micieli. Cercai nei miei appunti l'anno di trascrizione: era il 1872.
Aprimmo il registro dei decessi e vi leggemmo la trascrizione di una lettera del 25 agosto 1872 del Pretore del Mandamento di San Marco Argentano nella quale era riportata la dichiarazione di morte del passeggero Francesco Miciele fu Vincenzo nativo di S.Marco provincia di Cosenza, redatta dal capitano Mariano Esposito del brigantino italiano D'Amico, avvenuta "lungo la rotta da Cette per New York con carico vini, latitudine 25.59 Nord e Longitudine 36.30 m Ovest in conseguenza di commozione celebrale da lui sofferta per caduta da letto ... cadavere che dopo 24 ore abbiamo fatto mettere a mare"
Il cambiamento del cognome trovò finalmente una spiegazione: la donna, a cui Giovanni era stato affidato alla nascita, al momento dello sbarco dichiarò che quel bambino era figlio suo. Fu così che Giovanni Richetto visse e morì conosciuto da amici e parenti come Giovanni Micieli.
Cercai di aiutare quel giovane brasiliano che ancora non aveva perso la speranza di veder realizzato il suo sogno, consegnandogli una mia dichiarazione giurata con le copie autentiche dei documenti che confermavano la veridicità dei fatti da me riportati. Speravo che potesse far valere un suo diritto che la storia gli aveva negato.
Renato Micieli è ritornato in Brasile, dopo aver cercato inutilmente in Italia una soluzione e un lavoro. Ieri mi ha scritto per farmi gli auguri di buon anno e per dirmi che ha perso ogni speranza di veder realizzato il suo sogno.

San Marco A. 29 dicembre 2009

Paolo Chiaselotti