home


Sutt'a lingua: Curiosità e approfondimenti.

U PROSU
con rispetto parlando ...

Apparato digerente e urinario

Immagine del tratto finale dell'apparato digerente da Wikipedia


A volte può capitare che una data voce dialettale inserita nella rubrica "Sutt'a lingua" possa far sorridere per un accostamento sconveniente, come nel caso del nostro "prosu", l'equivalente del culo italiano.
Mi scuso con i lettori per questa involontaria indecenza e per il fatto in sé stesso di affrontare un argomento che può turbare la sensibilità del lettore. Definire tale argomento pruriginoso sarebbe corretto linguisticamente, ma potrebbe risultare fuorviante riferito al dialetto, visto che il cosiddetto chiurito è tutt'altra cosa.
Da dove trae origine la nostra voce dialettale prosu, che al contrario di culu, ha una valenza meno volgare e direi, quasi, elitaria? I due dizionari classici del dialetto calabrese, il "Dizionario Etimologico del Dialetto Calabrese" di Giovan Battista Marzano e il "Vocabolario del Dialetto Calabrese" di Luigi de Accattatis non registrano affatto questa voce. L'unica spiegazione che ho trovato compare su un sito riguardante il dialetto salentino, in particolare della parlata di Scorrano, un piccolo comune in provincia di Lecce. Il sito, classificatosi al secondo posto nell'edizione 2023 del "Premio nazionale 'Tullio De Mauro'", fa derivare la voce 'mprusare, (da noi 'mbrusare), dall'etimo prosu, confermato anche da Gerhard Rohlfs nel suo "Vocabolario dei dialetti salentini (Terra d'Otranto)". Il termine deriverebbe dal greco "πρωκτος", con analogo significato. In italiano, infatti, tutte le malattie dell'ano e del retto sono precedute dalla radice procto e la visita medica rettale sopra illustrata è appunto chiamata proctologica.
Non c'è che dire: quella voce che tutti noi abbiamo sempre giudicato un volgare retaggio culturale di chissà quale linguaggio popolare, deriva dall'antico greco!
Ho cercato, allora, tracce del percorso che hanno accompagnato fino ai nostri giorni quella 'nobile' voce, volgarizzandola sotto ogni aspetto, e sono partito dalla ricerca di vocaboli a noi più vicini consultando il "Glossarium mediae et infimae latitinatis" di Du Cange e altri, ed. Le Favre, 1883-1887, in una delle tante versioni on-line.
Non ho trovato nulla in proposito, ma, inconsciamente stimolato dalla curiosità di un banale accostamento della prosa al nostro prosu, ho cercato se potesse esistere un minimo indizio che collegasse le due radici, identiche, di 'proso' e 'prosa'.
Ad essere sincero, fino a rasentare il ridicolo, ho addirittura pensato ad una ... pari opportunità visto che la sfortuna, quando si accanisce, non conosce fondo schiena di alcun genere!
Ebbene, per il fatto che il linguaggio ricorra talvolta ad espressioni identiche pur se riferite ad argomenti differenti tra loro, il caso ha voluto che la definizione di prosa data dal Du Cange suoni esattamente così: Prosa: Latinis scriptoribus, oratio pedestris recta ... (Prosa: Negli scrittori latini, orazione pedestre retta ...)
La presenza nella parola tardo latina prosa di quel 'retto', pur se nella versione femminile, mi ha incuriosito al punto da chiedermi se potesse esservi un collegamento tra l'aggettivo riferito alla prosa e il tratto dell'intestino, anch'esso definito retto, che precede il proso. Quel 'recta' latino riferito a prosa stava per 'rettilineo', analogamente al retto intestinale, «ma è possibile che prosa e proso abbiano un'unica etimologia?» mi sono chiesto con la superficialità dell'ignorante.
Per evitare di giungere a conclusioni affrettate sono andato a consultare un altro 'mostro' del sapere, vissuto vari secoli prima del Du Cange, tra il VI e il VII dopo Cristo, Isidoro di Siviglia, teologo, scrittore, arcivescovo spagnolo, dottore della Chiesa e, per giunta, santo protettore di informatici e ricercatori in rete!, il quale nella sua opera "Etymologiae" trae l'origine delle parole da ogni possibile e inverosimile fonte. Sant'Isidoro riporta come origine della prosa la voce prosum, frutto dell'unione di productum e di rectum. La sua spiegazione potrebbe indurre a ritenere fondata una comune origine del nostro prosu con il prosum degli antichi romani, a cui egli fa risalire l'uso. Del resto, se noi discendiamo da loro, per dirla banalmente, non c'è nulla di strano che anche il nostro prosu sia l'erede dell'antico prosum romano.
L'immagine di apertura, una visita proctologica, in cui si vede un dito introdotto nel retto per l'ispezione della prostata, ricorda anche quella visita indesiderata con cui definiamo la malasorte o la fregatura. Lo stesso Isidoro, nel libro XI dell'opera citata, nel capitolo dedicato all'essere umano e ai suoi portenti, a proposito del terzo dito, quello medio, lo definisce "impudicus, quod plerumque per eum probri insectatio esprimitur" cioè impudico, perché usato spesso per insultare in modo indecente.
La volgarità dell'espressione ha, dunque, radici antiche, che, contrariamente ad altre, entrate tranquillamente nel corretto parlare, come fregare e buggerare, ha tuttavia conservato quell'aura di voce dotta che in qualche modo attenua i suoi effetti.
Per questo motivo non mi sento di escludere che tra il percorso rettilineo della prosa e il tratto retto del proso posso esservi una lontana affinità. Così come un tempo il linguaggio aulico era la poesia e la prosa una pedestre forma di comunicare, allo stesso modo la lingua latina e la lingua greca rappresentavano la nobile forma del parlare e dello scrivere, al punto che, quando nacque, la nostra lingua italiana fu chiamata il volgare.
Il problema etimologico, tuttavia, nonostante le mie argomentazioni, non è pienamente risolto, in quanto non esiste alcuna voce latina che indichi esplicitamente con prosus o prosum l'ano. Pensare che il nostro prosu si sia conservato pressocché intatto dal tempo in cui trasse origine dal "πρωκτος" greco credo sia un azzardo. Se così fosse, dovrebbe esistere una voce greca più recente che si accosta alla nostra voce. In una ricerca in tal senso ho trovato solo la voce 'πρόσωπο' (prosopo) che significa faccia. Francamente non me la sento di avvalorare un simile accostamento, che pure nel linguaggio comune troviamo frequentemente usato. Ci sarebbe anche la voce greca 'πρόσω', usata in alcune parole italiane per indicare davanti, ma in tal caso ... sovvertiremmo la natura.
Insomma il mistero del prosu calabrese rimane insoluto. Possiamo solo concludere che prosu rappresenta un 'buco nero' nell'universo delle nostre origini linguistiche.


San Marco Argentano, 17 dicembre 2025

Paolo Chiaselotti