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Sutt'a lingua : Curiosità e approfondimenti.


SBUTA' NA PETRA

Il racconto di oggi riguarda l'incontro di due amici in una domenica di novembre, preceduto da un atto insolito e curioso e conclusosi con un'espressione che non avevo mai sentito.
Il luogo dell'incontro è la piazza della Riforma, precisamente nei pressi del monumento ai Caduti, i protagonisti -posso farne i nomi trattandosi di due miei ex-alunni a cui sono affettuosamente legato- sono il signor Felice Bianco e il signor Aldo Duini, nella foto a lato rispettivamente a destra e a sinistra.
L'incontro, di cui fui fortunato ed inconsapevole spettatore, fu preceduto da parte di Felice da un'esclamazione e da un gesto di meraviglia, che facevano chiaramente intendere che non vedesse Aldo da molto tempo. Ma la meraviglia maggiore la provai io, vedendo che invece di dirigersi verso l'amico "ritrovato", Felice si incamminava là dove sembrava che avesse scorto qualcosa più importante dell'amico stesso.
Nello stesso momento in cui si chinava a raccogliere qualcosa lo sentii esclamare: "Fammi sbutà na petra!" ed io, all'improvviso, mi ritrovai dalla condizione di vecchio professore a quella di ignorante.
Dopo che Felice ebbe manifestato tutta la sua meraviglia all'amico per il lungo tempo trascorso dall'ultimo incontro, non potei fare a meno di avvicinarmi per chiedere spiegazione di quello strano rituale e soprattutto dell'oscuro significato di "sbutà na petra".
Non credo che siano in molti a conoscere l'uso di questa espressione e ancor più il significato e l'origine, ad iniziare da me, che, pur curioso da sempre di termini dialettali, nonostante la mia ultrasessantennale presenza a San Marco Argentano, non avevo mai sentito prima di allora.
Mi feci ripetere l'espressione e il suo significato, ma la sola cosa che appresi era che essa riguardava un evento eccezionale, come l'incontro di una persona dopo tanto tempo. "Sbutà na petra" equivaleva a meraviglia, stupore e incredulità, ma anche a qualcosa di più legata all'eccezionalità del fatto.
L'essere ritornato di colpo in una domenica del 2022 all'età ... della pietra, non vi nascondo che mi ha lasciato perplesso e soprattutto desideroso di scoprire quale fosse il significato recondito del sollevare una pietra. Non si trattava di cosa di poco conto, anche se oggi ben pochi si pongono simili problemi, ma che vi sembri strano quanto volete, a me che ho sempre gustato il passato più del futuro, Felice e Aldo mi sono apparsi come due reperti fossili -senza offesa!- che inconsapevolmente portavano con sé una cultura millenaria, al punto tale da farmi sentire profondamente ignorante.
Per quanto mi sia sforzato di dare una spiegazione a questa espressione, avventurandomi tra reminiscenze archeologiche e bibliche, non sono riuscito a venire a capo delle origini del "misterioso" saluto e dell'accostamento ad una pietra.
Chiedendo lumi a sammarchesi veraci l'unica spiegazione che ne ho ricavato è quella di uno sforzo o di un'azione insolita e faticosa paragonabile a quella che si sarebbe dovuta compiere per vedere quella persona cara. Confesso che la risposta non mi ha molto convinto, e tuttavia il ricorso all'immagine di una grossa pietra da smuovere rimanda sempre ad una cultura molto antica, legata a pietre da spostare con lo scopo di raggiungere un risultato.
Insomma il mistero rimane, ma fortunatamente finora ho sempre incontrato persone che hanno saputo dare una risposta alle mie curiosità e anche questa volta spero di poter aggiungere a questo episodio di vita sammarchese l'epilogo desiderato, per cui non metterò la parola fine a questa pagina, ma un ...
A presto.
Vedi anche   Dialetto   e   Curiosità

San Marco Argentano, 28 novembre 2022

Paolo Chiaselotti
Come vi dicevo questa pagina aperta ha trovato già quattro attenti collaboratori nelle persone di Giancarlo Chianelli, Pietro Serra, Tonino Canonico e Pino Mendicino. I primi tre hanno confermato l'uso di questa espressione e l'eccezionalità dell'evento paragonabile allo sforzo nello smuovere una pietra, mentre Pino Mendicino potrebbe aver ... pescato la risposta giusta ai nostri dubbi. Secondo suo padre Giovanni, pescatore e cacciatore da una vita, l'espressione sarebbe legata alla pesca primitiva, quella fatta lungo i fiumi senza l'uso di canne, lenze, ami e via adescando, ma semplicemente camminando lungo fiumi e torrenti e sollevando ora qui ora là una pietra, pronti ad afferrare il pesce che vi si nascondeva. Quindi, se la risposta del signor Giovanni Mendicino fosse giusta, l'origine dell'espressione sarebbe legata al mondo della pesca primordiale, quando trovare un pesce era una fortuna e se volete, quando il pesce e l'amico erano messi sullo stesso piatto. Pardon! sullo stesso piano.
In ogni caso la faccenda non è chiusa ...
Tanto è vero che il dott. Luigi Credidio da Viareggio ..." Penso che la storia della tradizione della pesca sotto la pietra possa essere plausibile e probabilmente il fulcro della questione possa proprio essere la PIACEVOLE SORPRESA di prendere il pesce e nel nostro caso di reincontrare un amico che non si vedeva da molto tempo e quindi, oltre alla sorpresa, la felicita' di averlo ritrovato"
La chiudiamo qui? o c'è ancora qualche altra interpretazione ...?
C'è, c'è ed è William Aiello a proporla: "La faccia della pietra che poggia sul terreno rimane nascosta, coperta, 'freezata' fintantoché nessuno la muove, diventando umida tra muschi, insetti e vermi; l'azione di ribaltare la pietra riporta la faccia rimasta coperta alla luce, e contemporaneamente fa iniziare un nuovo ciclo all'altra faccia ... così come il rapporto tra due persone che rincontrandosi dopo molto tempo riportano alla luce il loro rapporto rimasto congelato.

Ahh, potenza del dialetto dove ogni voce narra! e il ricordo dà vita a nuove emozioni. Io chiuderei qui la ricerca di significato e origine del modo di dire, non senza, però, trasferire le vostre esaurienti osservazioni nella pagina del dizionario dialettale alla voci: sbutà e petra.