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Questa pagina fa parte del sito L'Ottocento dietro l'angolo di Paolo Chiaselotti


 
Il riferimento più antico al cognome Marchianò è contenuto in un atto di matrimonio del 1817: la sposa Chiara Colletta era vedova di Vincenzo Marchianò morto il 18 gennaio 1800 a Cervicati. Da questo comune proveniva anche Francesco sposatosi nel 1834 a San Marco Argentano con Maria Giuseppa Pisani. Dal suo atto di matrimonio sappiamo che era massaro, aveva ventisette anni ed era figlio del defunto Domenico e di Giulia Petrone. A quell'epoca, se il genitore dello sposo era morto, questi doveva indicare il nome dell'avo paterno, che veniva scritto sull'atto, oppure dichiararne sotto giuramento la morte. Sappiamo così che il capostipite si chiamava Tommaso Marchianò. Francesco e la moglie Maria Giuseppa Pisani abitarono nel quartiere Capo le Rose dove la famiglia Pisani aveva casa.
Il ceppo si estese con il matrimonio di Michele figlio di Francesco con Carmela Intrieri. Michele si trasferì in località Maiolungo dove negli anni Settanta dell'Ottocento era nata la stazione ferroviaria, e lì aprì una cantina che si rivelerà un ottimo investimento, come attestato dall'indicazione sugli atti di nascita dei figli della professione da lui svolta: bettoliere, negoziante, possidente.
Altri due nuclei furono presenti a San Marco, ma di essi non troviamo traccia negli atti successivi ai loro matrimoni.
Il nome di Domenico Marchianò, (1836, ceppo 1) compare come vittima di un episodio di brigantaggio nel libro "Persone in Calabria" di Vincenzo Padula, avvenuto a maggio del 1865:
Il giorno 7 di questo mese un tal Domenico Marchianò, mulattiere al servizio del Perrotta da Sammarco Argentano, tornava da Paola sulla montagna all'Acqua del Sambuco gli escono innanzi due persone: l'uno aveva un fucile rugginoso, l'altro una accetta; gli si accostano, e gli rubano dieci rotoli di confetti, nove di piombo, tre paia di scarpe nuove, ed una libbra di semi di cavolo-verza!
Una pagina sulla storia del ceppo 1 è pubblicata sul sito "La Storia le Storie"