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Questa pagina fa parte del sito "L'Ottocento dietro l'angolo"  (http://www.sanmarcoargentano.it/ottocento/index.htm) di Paolo Chiaselotti

NOTIZIA TRATTA DALLE SENTENZE DELLE CORTE CRIMINALE
conservate nell'Archivio di Stato di Cosenza

"..Frode ai fini della leva..."

Gioacchino Napoleone
Pella Grazia di Dio, e Pella Costituzione dello Stato
Re delle Due Sicilie, Principe e Grande
Ammiraglio dello Impero Francese

La Corte Criminale d'Appello
di Calabria Citeriore

......

La Corte

... il sacerdote Antonio Zingone del Comune di Rose, compare del nominato Domenico Ruberto del med[esi]mo luogo, si offrì di praticare i suoi ufficii presso del Sig.r Gio:Batta Parisio allora Giudice di Pace, onde far togliere il di lui figlio Francesco, sorteggiato per il contingente della sud[dett]a Comune nella leva dell'anno 1809: che quindi, mostrandogli di aver concertato il convenevole con esso Giudice di Pace, e di esser stato incaricato dallo stesso di sentirsela sull'oggetto col Sig. Antonio Cavaliere di Cosenza, lo aveva indotto a consegnarli ducati trenta, che disse avergli quel Magistrato richiesti. Cavaliere invitato dal Sacerdote Zingone cercò di praticare in effetti le sue premure presso il Consiglio di Reclutazione di questa Provincia, ma non avendo il giovane difetto alcuno, con sincerità parlando al di costui genitore Domenico, gli fece vedere che non altrimenti poteva riacquistare suo figlio, che col mezzo soltanto di qualche cambio. Zingone avvertito di una tal novità dimostrò al buon uomo che vi era bissogno di altra somma, e colui nonostante la sua miseria, sborsò nelle sue mani altri dieci ducati. Questi furono, per altro, passati al Sig.r Serafino Bilotta anche di Rose, per consegnarli ad un tal Pietro Gallo di lui garzone, che si faceva credere comunemente dallo stesso Zingone il cambio di Francesco Roberto. Egli era intanto un coscritto, sorteggiato, ed incluso in luogo di un tal Vincenzo Perna dichiarato inutile dal Consiglio sudetto, e come tale partì. Roberto non ricevè per allora molestia dappoichè il Giudice di Pace riferendo al S.r Intendente sotto il di trenta Novembre dello stesso anno 1809, lo fece vedere nascosto o fuggito dalla sua patria.
In seguito il di lui genitore Domenico premurato sempre dal Sacerdote Zingone, che cercava altro denaro in nome del Giudice di Pace, a 3 di Aprile del seguente anno, per mancanza di mezzi, fu necessitato a formare un obliganza di ducati Cinquanta a favore del Sindaco Carmine Aquila pagabili dopo un dato respiro. Questa carta rimasta presso del Notaro. che l'avea stipulata, non guari dopo gli venne restituita per disposizione del giudice di Pace med[esi]:mo. Non pertanto suo figlio, per qualche altro mese non fu ricercato, ma giunto il tempo della nuova coscrizione nel seguente anno fu preso ed inviato al suo destino. Fu quello il momento dei reclami del genitore per la restituzione dei ducati quaranta che come sopra avea pagati in potere del Sacerdote Zingone. Chiamato costui dimostṛ di aver dato ducati dieci al coscritto Gallo per mezzo del suo padrone Bilotta, ed asserì di aver pagato gli altri ducati trenta nella mani del S.r Antonio Cavaliere, giusta le insinuazioni del Giudice di Pace Parisio. Fu a questo proposito compilato un processo. Questi per isfuggire il cimento di un formale giudizio al quale veniva esposto per la sud[ett]a imputazione, e per altro ancora, amò profittare del Real perdono compreso nell'indulto de' 16 aprile 1812. Ma Cavaliere sollecitò egli stesso la spedizione dl giudizio suo.

a cura di Paolo Chiaselotti