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Questa pagina fa parte del sito "L'Ottocento dietro l'angolo"  (http://www.sanmarcoargentano.it/ottocento/index.htm) di Paolo Chiaselotti

Testimonianze dell'Ottocento a San Marco Argentano
(Foto dell'autore)

PRIMA PARTE

SECONDA PARTE

TERZA PARTE

(vedi anche STRADE  e  CONTRADE  e  EPIGRAFI)


 

I vari palazzi che si affacciano sulle vie e sulle piazze principali portano ancora il nome dei primi proprietari: Selvaggi, Candela, Valentoni, Campolongo, i cui nomi ricorrono spesso nei diversi atti deliberativi.

A fianco il palazzo Selvaggi nella piazza omonima.

Palazzo Candela conserva ancora i colori che caratterizzavano alcuni edifici dell'epoca:
la facciata di ocra rossa, incorniciata da finti elementi architettonici color giallo oro e bianco e da una fascia blu oltremare nella parte alta dell'edificio. In basso si scorgono ancora le tracce a filo di un finto bugnato.
Alte finestre verdi con gli scuri a persiana si aprivano sui balconi sorretti da preziose mensole.

L'edificio a destra, ristrutturato agli inizi del Novecento, si affaccia sul corso principale del paese (un tempo via Negroni) e conserva ancora lo stemma araldico della famiglia Valentoni a cui apparteneva.

  

Nell'Ottocento per individuare vie, vicoli o piazze erano usati toponimi riferiti all'ambiente naturale o alla collocazione topografica: via delle Spadere, delle Cave, piazza di basso ecc. Vi sono alcune eccezioni, come la via del Critè (foto a lato), la strada Ser Andreace e corso Negroni.

Le piazze assunsero nel 1888 i nomi attuali e solo sul finire del secolo tutte le vie furono dedicate a vicende o protagonisti della storia locale.

Questa costruzione, un tempo composta di poche stanze, era la caserma della guardia nazionale che alcuni consiglieri avrebbero voluto che fosse alloggiata in locali migliori e più prossimi all'abitato.

Dagli atti relativi a tale controversia risulta che nella piazza cosiddetta di basso   già nel 1862 era presente
un distaccamento di Carabinieri.

Nella foto a fianco la fontana di Santomarco che nell'Ottocento era la principale fonte di approvvigionamento idrico del paese.

Costosi e frequenti gli interventi di manutenzione per ripristinare la funzionalità dell'acquedotto, spesso ostruito da frane.

a cura di Paolo Chiaselotti