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Questa pagina fa parte del sito "L'Ottocento dietro l'angolo"  (www.sanmarcoargentano.it/ottocento/index.htm) di Paolo Chiaselotti

DALLA CRONISTORIA DI SAN MARCO ARGENTANO
DI SALVATORE CRISTOFARO

PARTE III - TEMPI MODERNI

Cap. II
Cap. III
Cap. IV / 1
Cap. IV / 2
Cap. V
Cap. VI
Cap. VII /1
Cap. VII /2
Cap. VIII Cap. IX

Capitolo VIII

1860

Già mature nel tuo seno
Bell'Italia fremean l'ire;
Sol mancava il dí sereno
de la speme. e Dio il creò:
Di tre secoli il desire
In volere ei ti cangiò,
Tutti unisca una bandiera!
Fu il clamore de le squadre
D'ogni pio fu la preghiera,
D'ogni savio fu il voler:
D'ogni sposa, d'ogni madre
Fia dei palpiti il primier.
(Berchet, Clarina Rom.)

Tutto il decennio dal 1848 al 1859 può dirsi non essere stato altra che una preparazione al 1860; opuscoli succedevano ad opuscoli: il Papa e il Congresso, Napoleone III e la Confederazione italiana, mandati dalla Francia, il Papato e la Democrazia di Giuseppe Montanelli, si leggevano avidamente, e sarei per dire, pubblicamente si commentavano a seconda dei desiderii, le passioni e le notizie, che si aveano. Programmi succedevano a programmi; quali il murattiano, il mazziniano, e quello di Trivulzio Pallavicino, l'unitarismo, di già abbracciato in S.Marco. La rivoluzione cangiava sistemi, discipline; e quasi dalla maggioranza dei patrioti italiani come di tutte le Calabrie si convenne nella formola del prigioniero dello Spielberg, del compagno del Pellico, Italia una e Vittorio Emanuele; formola attuata da Garibaldi, intorno alla quale fin dalla battaglia di Solferino si fé convergere la azione dei liberali di quasi tutte le gradazioni.
La guerra di Crimea avea rinfocolato il fuoco: i proclami di Vittorio Emanuele all'esercito, la vittoria riportata dagli alleati italiani su la Cernaia e la caduta di Sebastopoli parlavano alle nostre fantasie come qualcosa di fatidico. Il morelli di Rogliano, posto di accordo col Comitato Ordine, costituitosi in Napoli fin dal 1857 sotto la presidenza del D'Afflitto, iniziò lavoro di ricognizione delle forze dei liberali in Calabria, interrotto per l'attentato di Agesilao Milano, pel quale persecuzioni e nuove asprezze di polizia rincrudirono, e venne dappoi ripreso con più energia.
In tutti era un presentimento, se non pauroso, certo non lieto; v'era un agitarsi di ordini e di contr'ordini, di notizie contradicentisi, di desiderii, di audacie, di speranze, di intenti temerarii, non scevri di trepidanze. Dal Giornale La Nazione, che veniva clandestinamente, appresi che nel festeggiamento dell'annessione di Toscana una rappresentanza di esuli napoletani, vestiti a duolo, con bandiera abbrunata, apparvero avanti a re Vittorio, spargendo su quella festa un velo di mestizia. Le parole confortatrici rivolte loro da Vittorio, e il plauso suscitatosi intorno ad essi, furon esca a speranze maggiori. Dopo la pace di Villafranca l'ardore d'insorgere acceso dal lavoro rivoluzionario del Morelli, crebbe sovra misura. La Polizia Borbonica cominciò ad esser presa di un non so che di arcana impotenmza e allora cominciò la vera cospirazione. Il Comitato Ordine voleva si cominciasse la insurrezione dalle Calabrie; ma tra i Calabresi si fu d'avviso contrario; avvenisse, dicevasi, uno sbarco di Garibaldi in una rada qualunque italiana, ed all'annunzia le Calabrie sorgerebbero come un sol uomo, e così avvenne.
S.Marco che teneva le sue comunicazioni col Comitato Ordine da cui riceveva il Bollettino con analoghe notizie, e che gli veniva inviato per mezzo di Spezzano, Con Cosenza per mezzo di Salvatore Marsico, non si stette indietro, poiché nell'opera fe' la sua parte. Fin da mezzo Aprile la maggior parte dei Comuni di Calabria avean fatto come una rete di Comitati in corrispondenza fra loro non aspettando per innalzare il vessillo che il motto d'ordine all'annunzio del promesso sbarco. Per l'uopo in S.Marco come in tutti i Capi Circondari fu ordinata, per meglio intendersi una riunione dei così detti Capipolitici insurrezionali, affinchè i comitati segreti si riordinassere o stessero in pronto alle imminenti evenienze.
Gl'intervenuti furono V.Torano e F.Iacovino per Fagnano, F.Balsano e Granito per Rogiano, A. Marchianò e B.Viola per Cervicati, P. Migaldi e N.Bloise per S.Sosti, P.Severini per Mottafollone, P. Romita per Mongrassano, Posteraro per Cavallerizzo, Carci per S. Martino, fratelli Stamile per S.Giacomo ed altri, di cui non ricordo il nome. Dei Sammarchesi tutti coloro che di ricapito quin di costituirono il Comitato insurrezionale, fecero parte della politica riunione. Ad unanimità di quella adunanza fu eletto a Presidente Generoso Campolongo, in fama di liberale fin dal 1820, sì per la grave età e sì per la prudenza del senno. Si discusse poco, essendo tempo di azione e si venne a due conclusioni:
1. Che ciascuno assumesse il carico di organizzare nel proprio paese e dove meglio il credesse necessario un Comitato, che col ricambio dovesse comunicare l'uno con l'altro.
2. Che tutte codeste corrispondenze mettessero capo a San Marco, per la ragione che in esso arrivavano i Bollettini del Comitato Ordine di Napoli e quindi da esso si sarebbero diramati le notizie e gli ordini di quello; e per latra ragione che nel solo S.Marco era attivata la corrispondenza col Comitato di Cosenza per mezzo di Marsico Salvatore e dal compianto Mazzei di S.Stefano.
Ritornati i socii nei proprii paesi diedero opera a costituire i Comitati insurrezionali, peui quali fede ed entusiasmo crebbero sopra modo. I fratelli Salvatore e Giacomo Campolongo, i fratelli Francesco ed Alfonso Amodei, i fratelli Angelo, Carlo e Baldasarre Selvaggi, i due popolari Scarpelli Salvatore e Fiorillo Gennaro furono i membri del Comitato sammarchese, che unanimemente a voti segreti nominarono a Presidente il narratore di codesti fatti [Cristofaro Salvatore (1827) ceppo 1], nomina, cui non ci fu modo come evitare. Si elesse a V.Presidente Salvatore Campolongo e un vice segretario nelle persone di Francesco Amodei e Baldasarre Selvaggi, ed un cassiere in persona di Angelo Selvaggi. Primo atto riferir l'operato al Comitato centrale della provincia, sanzionando le firme con apposito suggello, avente in mezzo la croce sabauda e intorno il motto:Comitato insurrezionale di S.Marco Argentano.
Se ne dette conoscenza a tutti, ordinandosi che ciascun Comitato per esser riconosciuto scegliesse una lettera dello alfabeto con la quale avrebbe dovuto firmarsi, il che da S. Marco si era praticato fin da tempo. E per mezzo di cotesti segni e nel cifrario rivoluzionario, messo in nota a titolo di patriottica reminiscenza, si corrispondevano eziandio le provincie, dove ferveva l'opera rivoluzionaria, fino a che non si potè agire alla scoperta. (1)
Il Comitato di Rivello in Basilicata mandò a dire così; i fratelli Lucani B. di seme di lino (Basilicata) mandano subito ai fratelli Calabri, e desiderano conoscere se i mattoni (Cosenza) e i mattoni patinati (Catanzaro) e Casino (Reggio) siano pronti a dar la seta e l'olio; fede e fraternità. L. e BB. Da qui si rispose: I fratelli calabri di A A salutano i fratelli di seme di lino, assicurandoli di vender la seta non appena farà sbarco anticipatamente (Garibaldi); coraggio fede e fraternità AA.
La rivoluzione ormai irrefrenata invadeva tutto; i popoli rompevano a rivolta; paesi, ville e città eran cadute in mano ed in balia dei Comitati locali, e apertamente, sebbene in piedi ancora il governo legale si raccoglievano volontarii per prepararsi a partire per la guerra, ove mai i regi si ordinassero a resistenza, e somme ed armi si andavano raccogliendo.
L'altro atto, a cui si procedette dal Comitato sammarchese, fu il disarmo della guardia, fatta armare nell'ultimo periodo dal Governo borbonico a scopo di mantenere l'ordine interno, essendo stati richiamati i gendarmi. Mi è così ingrato ricordare le cose di questo tempo, che, se integrità di cronaca nol richiedesse, volentieri smetterei. Leone Catalani era preposto capo di dodici armigeri, i quali ciechi, non conoscendo la condizione dei tempi e delle cose, si credettero elevati a sostenitori del trono cadente. Quindi tenevano discorsi sovversivi, minacciavano, spiavano, producendo audacie stolte e ingenerando speranze del tutto infondate. Il Comitato conscio del tutto, credette doverla fare finita, e fe' intima al capo che, di tempo un'ora, si andasse a deporre le armi alla presidenza.
E sotto il comando di Sicilia Francesco e sotto capo Rotondaro Salvatore, riunito una mano di giovani valorosi circondarono quasi in assedio gli armigeri borbonici che, ad onta del comando del loro capo pendevano sul niego ad essere disarmati. Taluno di essi tirò un colpo che andò a vuoto; allora, non fosse mai stato, successe una mischia terribile, e, se non fosse intervenuto il Comitato tutto a separare i fratelli, sangue cittadino sarebbe corso per le vie di S.Marco, e tutto questo, perché andava a sangue a qualcuno eccitare torbidi per pescarvi dentro, ma il disegno dei malvagi andò a vuoto.
I tempi in calzavano, e Morelli vide arrivato il momento di mostrare maggior efficacia e attività al centro direttivo in Calabria, e quindi invitò nuovi elementi fra quelli ch'erano in fama di antichi liberali, a farne parte. Si strinsero più intimi accordi con le provincie di basilicata, e di catanzaro, e coi Comitati dei Circondarii. Gli unitarii del 1848 dall'esiglio, dai bagni e dagli ergastoli, Settembrini, Spaventa e Poerio consiglierono l'affrettarsi dei movimenti, scrivendo essere esiziale all'ideale unitario tanto i murattiani, quanto i moti mazziniani.
Morelli fin dal febbraio insisteva presso il Comitato Ordine esser tutto in pronto, ma aspettarsi la scintilla per insorgere da uno sbarco di Garibaldi. E poiché era già tutto in Sicilia preparato da Sontanna, Firmatuso e Rosolino Pilo, che poi morì nel combattimento di Calatafimi, e al suono delle campane della Gancia in palermo era dato principio ad un movimento; Garibaldi con mille e ottanta compagni da Quarto sbarcò in Marsala, e cominciò quell'epoca leggendaria che realizzò il concetto unitario.
Ad agevolar cotesto compito dei patrioti del regno, valse la morte di Ferdinando II, e l'ascensione al trono di suo figlio Francesco II. Il nuovo re non era uomo d'armi, né di risoluzione, né di talento; non conosceva né le condizioni del regno, né quelle dei tempi, né gli uomini, ond'era circondato. Forse avrebbe potuto salvarsi, poiché era circondato dalle simpatie materne, se, salendo al trono, avesse saputo mutar strada, come molti si auguravano di lui, giovine a 22 anni, senza passato odioso, e figliuolo di una santa creatura, dandolo alla luce; non capì nulla e fu travolto inesorabilmente dal turbine dei tempi burrascosi.
Lusingavasi che sol cangiando di persone, e con l'atto del 25 giugno, col quale accordava generale amnistia per tutti i reati politici formando un Ministero costituzionale, e introducendo nelle amministrazioni uomini di fama liberale, avesse potuto rassodarsi il trono.
Prometteva un accordo col Re del Piemonte per gl'interessi delle due corone, e ordinava che la bandiera fosse ordinata dei tre colori nazionali italiani. Si fe' diramare ai così detti Capipolitici una circolare per la rinnovazione di metà dei Decurionati. A me fu dato qui in S.Marco il mandato d'addivenire a detta nomina, e nominai il sig. Antonio Cristofaro, mio zio, avvocato e notaio, Vincenzo La Regina, Dott. Luigi Sarpi, Salvatore Campolongo e Francesco selvaggi, e tutti furono approvati sperando così di arrestare il turbine rivoluzionario.
Ma di tutti codesti tardivi espedienti fu nulla. La rivoluzione ch'è simile a vorticoso torrente, che abbatte argini ed alberi e massi tutto seco travolge, rovesciò tutti gli impedimenti, che ne vollero arrestare l'ineluttabile corso, trascinando seco tutti quelli, che di rincontro le si frapponessero. Lo sbarco di Marsala annunziato dal Bollettino del Comitato Ordine di Napoli, affrettò il termine della preparazione; e fedeli al motto d'ordine di non festeggiare l'annunzio della costituzione, premunivansi tutti per l'occorrente. Oramai a seconda che la tempesta si appressava, i beneficati fedeli alla tradizione del paese che dominatori e dominatori avea visto succedere, festeggiando i nuovi, imprecando ai vecchi, disertavano vilmente la reggia. Le milizie di mare e di terra, non che credersi sciolte dal giuramento di fedeltà alla dinastia borbonica, o divennero complici della rivoluzione, o assistettero inerti, e forse senza rimpianto al doloroso spettacolo di un regno che irremissibilmente disfacevasi.
Già si cospirava apertamente; il Comitato centrale per apposita lettera fu fatto consapevole di tutto quello che avvenne in S.Marco, e che il Decreto della Costituzione siasi accolto senza entusiasmo e senza i soliti evviva. Intanto con data del 25 luglio fu disposto dal Comitato centrale che si addivenisse senza indugio alla formazione della Guardia nazionale su basi larghe e liberali, tenendo presenti le norme, contenute nella circolare del 5 dello stesso Comitato, disposizioni conformi ad un dispaccio comunicato dal Ministro dell'Interno allo Intendente, col quale veniva sciolta quella Guardia di Urbani, del cui scioglimento il lettore è informato.
Scatenata di già la rivoluzione, che per un momento parve repressa dalle baionette e dalla corti marziali, pienamente trionfa dalle Alpi allo stretto.

Surta è L'Italia; dei fiori novelli,
Onde crebber le meste ghirlande
De' suoi martiri sopra gli avelli,
Si ricinga il regale suo crin.
Un sol raggio si frange e si spande
In tre vaghi colori spiegati,
Sui rottami dei troni esecrati,
Sopra i varchi dei vecchi confin.

 
 
Capitolo IX

 

 
(1) Arriva - Danaro
Spedizione - Mobili
Rivoluzione parz. - Olio
Rivoluzione gen. - Seta
Armi - Fratello
Danaro - Sorella
Dimostrazione - Campagna
Napoli - Sedia
Salerno - Tarla
Basilicata - Seme di lino
Cosenza - Mattoni
Catanzaro - Mattoni patinati
Reggio - Casino
Lecce - Telegrafo
Bari - Segnalazione
Foggia - Dispaccio
Campobasso - Telegramma
Avellino - Risposta
Terra di Lavoro - Avviso
Aquila - Pianoforte
Teramo - Figlio
Chieti - Tessuti
Cosenza - Mattoni
Commissarii di Guierra - Commercio
Capi militari - Affari
Truppa regia - capomangani
Ufficiali - Poltrone
Ufficiali sup. - Divani
Vapori di guerra napol. - Compra
Artiglieria - Vini
Vittoria dei nostri - Carta di parata
Truppe nostre - Libri
Iuppa data al partito - Vendita

Una fan. di patriot., di Raffaele De Cesare

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A cura di Paolo Chiaselotti